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  • Modello Cinese
    vertigoundefined vertigo

    rossomoto che poi sarebbe questo Caplan, N. S., & Paige, J. M. (1968). A study of ghetto rioters. Scientific American, 219(2), 15-21.

    Whatever, man

  • Modello Cinese
    vertigoundefined vertigo

    La direzione sembra una sorta di tecnocrazia “con caratteristiche cinesi”, dove il potere politico resta saldamente in mano al Partito Comunista, ma l’élite che orienta le decisioni è sempre più composta da ingegneri, scienziati e manager con background tecnico-industriale.

    La biografia dei nuovi quadri cinesi, soprattutto quelli che stanno salendo nella gerarchia sotto Xi, molti non sono economisti né avvocati (come spesso accade in Occidente), ma ingegneri elettronici, esperti di aerospazio, specialisti di intelligenza artificiale, fisici dei materiali. Questo non è un caso: Xi vuole che il partito sia guidato da gente che capisce come funzionano le tecnologie strategiche, non solo da burocrati “di carta e timbro”.
    I sovietici hanno provato a costruire un sistema guidato da ingegneri e scienziati, ma hanno fallito perché mancava la flessibilità economica e perché il sistema restava bloccato da burocrazia e ideologia.

    La Cina di Xi non vuole un sistema puramente centralizzato alla sovietica. Vuole una tecnocrazia competitiva, dove le aziende cinesi vengono spinte a farsi una guerra brutale sul mercato interno, il che genera innovazione, efficienza e prezzi bassissimi, per poi proiettarsi sul mercato globale.

    Nel breve periodo funziona perché concentrare risorse e talento su settori strategici produce risultati rapidi.

    Nel medio periodo (5 anni) regge perché il mercato interno è enorme, e la Cina ha ancora margini per spostare risorse, ridurre consumi e “spremere” efficienza dal sistema. La popolazione tollera i sacrifici se viene convinta che servono a far diventare la Cina una potenza rispettata e indipendente dall’Occidente. Però questo lo fanno solo le vecchie generazioni, chi è entrato nel mercato del lavoro dopo il 2000, non tollera più questo.

    Nel lungo periodo (5-10 ann) i rischi esplodono se il Partito sbaglia strategia, non c’è un meccanismo di correzione “dal basso” (come il mercato o il pluralismo). Si crea inerzia e stagnazione, come in URSS. La popolazione cinese, ormai abituata a decenni di crescita e benessere crescente, non accetta più il sacrificio presente in nome della gloria futura. La competizione cinese è feroce, ma sempre dentro i confini definiti dallo Stato. Innovazioni radicali e disruptive tendono a nascere meglio in ambienti più caotici e meno controllati. Meno giovani, meno dinamismo, più costi sociali. È una bomba a orologeria che questo modello non può gestire.

    Xi sta scommettendo che la Cina diventerà abbastanza forte tecnologicamente prima che questi problemi strutturali esplodano.

    Questo può avvenire solo se l’occidente continua a comprare, in caso contrario crolla il castello di carta.

    Whatever, man

  • La democrazia richiede confronto. Il manicheismo politico richiede solo nemici.
    vertigoundefined vertigo

    Amiga Unicorn quando non c’era il suffragio universale

    Whatever, man

  • Il summit delle zie.
    vertigoundefined vertigo

    “Perquisiti anche lo stesso Andrea Sempio, uno zio paterno, Patrizio Sempio, e due zie paterne, Ivana e Silvia Maria Sempio” quindi la cosa ha senso.

    Whatever, man

  • La democrazia richiede confronto. Il manicheismo politico richiede solo nemici.
    vertigoundefined vertigo

    La democrazia non regge su dicotomie assolute. Poiché diviene una dittatura della maggioranza. Essa invece vive di sfumature, compromessi, mediazioni. Richiede capacità di dialogo e riconoscimento della pluralità di interessi. Il manicheismo invece dice: “Chi non è con me è contro di me” o, peggio ancora, “Tutti quelli dall’altra parte sono cattivi”. Questo atteggiamento uccide il terreno su cui la democrazia prospera ossia il compromesso e il dibattito razionale. Il manicheismo è una delle peggiori minacce per la democrazia perché trasforma il dibattito in guerra morale. Non è la morte immediata, ma è come un cancro lento che corrode le istituzioni democratiche dall’interno.

    Il manicheismo come anima segreta del monoteismo, con l’avvento del Dio unico, l’umanità smette di vivere nella complessità. Il mondo si spacca: da una parte chi obbedisce a Dio, dall’altra chi tradisce Dio. Nelle tre principali religioni monoteiste la dicotomia è Israele contro i pagani, nel cristianesimo i salvati contro i dannati e nell’Islam i fedeli sottomessi contro gli infedeli.

    Quando la religione si traveste da politica, il copione è lo stesso:

    • Proletari contro borghesi.
    • Nazione contro straniero.
    • Popolo contro élite.
    • Sempre e solo Noi contro Loro

    Il monoteismo non ha insegnato ad amare: ha insegnato a separare. Ha insegnato che chi non crede, chi non si piega, chi non si converte… deve essere schiacciato. Il pluralismo è un trucco recente, una vernice sottile. Sotto, il vecchio schema lavora: uno solo ha la verità. Gli altri sono errore, peccato, eresia. Il mondo monoteista, religioso o laico, non conosce la complessità: solo fedeltà o tradimento.

    Il manicheismo è proprio il meccanismo ideologico di ogni totalitarismo: semplificare, demonizzare, ridurre la realtà a un campo di battaglia tra “noi” e “loro”.

    Ancora oggi, sotto nuove bandiere, la battaglia continua. Per esempio: chi divide il mondo tra “fascisti” e “antifascisti” riproduce esattamente la logica che finge di combattere. Il loro schema mentale è puramente manicheo: da una parte il Bene assoluto, dall’altra il Male assoluto. Nessuna sfumatura, nessun dubbio, nessuna complessità: solo l’ossessione di tracciare un confine e combattere il nemico.

    Non importa se cambi le etichette: la struttura rimane la stessa.

    Chi ragiona solo in termini di “amico o nemico” non sta liberando il mondo dall’odio: lo sta riproducendo sotto altre bandiere.

    Whatever, man

  • La Cancel Culture non è di Destra ne è di Sinistra, è religiosa.
    vertigoundefined vertigo

    Cioccolataio Svizzerese Della svizzera non ho esperienza. Della Svezia invece si, sono alumni di due università una svedese e una norvegese. Tra Svedesi e Norvegesi la differenza è scarsa ai nostri occhi, è un po’ quella tra un milanese e un monzese vista da un non lombardo occidentale.
    Gli svedesi, storicamente, hanno costruito una narrazione nazionale molto forte intorno a valori come l’uguaglianza, il welfare universale, la neutralità internazionale. Questo li fa apparire come un popolo molto “aperto” e cosmopolita, soprattutto a chi li osserva dall’esterno. Ma è tutto falso.
    Sotto la superficie, esistono tratti tipici di molte società nordiche che potrebbero essere letti come forme di nazionalismo implicito, una sorta di ultranazionalismo mediato dalla Jantelagen la lente sociale che media e smorza qualsiasi espressione eccessiva di orgoglio personale o nazionale. In pratica, in Svezia (e più in generale nei Paesi nordici) c’è questa cultura per cui non devi mai vantarti troppo di te stesso o metterti sopra gli altri. Gli Svedesi hanno una sorta ultranazionalismo soft, per così dire “camuffato” da modestia collettiva e di tipo passivo aggressivo. Il modello svedese non espelle in modo violento o diretto, ma crea meccanismi di marginalizzazione implicita: difficoltà a integrarsi nella comunità, nei posti di lavoro, nelle reti sociali. La struttura sociale svedese funziona bene solo se chi entra sa leggere e rispettare codici impliciti, e chi arriva da contesti molto diversi ha più probabilità di scontrarsi con questi meccanismi, creando tensione.

    Whatever, man

  • La Cancel Culture non è di Destra ne è di Sinistra, è religiosa.
    vertigoundefined vertigo

    Cioccolataio Svizzerese Quando parliamo dei “primi tre cantoni svizzeri” ci riferiamo al famoso Patto del 1291 tra Uri, Svitto e Untervaldo (oggi diviso in Obvaldo e Nidvaldo). Il Patto del 1291 nasce proprio in quel vuoto di potere che segue la caduta degli Hohenstaufen (gli Staufen). Con la morte di Federico II nel 1250 e poi quella del figlio Corradino nel 1268, la dinastia si estingue e si apre il cosiddetto Grande Interregno (1250–1273), un periodo di caos in cui non c’era un’autorità imperiale stabile. I cantoni svizzeri hanno ripreso l’idea di alleanza difensiva collettiva, giurata e formalizzata, già collaudata dai comuni lombardi qualche decennio prima.
    Ora, al tempo non c’era ancora una divisione confessionale nel senso moderno. La Riforma protestante arriva solo nel XVI secolo, quindi nel 1291 l’Europa centrale era sostanzialmente tutta cattolica romana. Quello che succede dopo è che nel Cinquecento, con la Riforma di Zwingli e poi Calvino, alcuni cantoni diventano protestanti (Zurigo, Berna, Basilea, ecc.), mentre altri restano cattolici (come i tre originari). Da lì in poi la Confederazione elvetica diventa un patchwork confessionale piuttosto esplosivo, che porta pure a guerre civili religiose (come la Guerra di Kappel nel 1531).

    Whatever, man

  • La Cancel Culture non è di Destra ne è di Sinistra, è religiosa.
    vertigoundefined vertigo

    rossomoto Amiga Unicorn la risposta è un po’ lunga

    L’eccezionalismo americano non è semplice patriottismo. Il patriottismo lo trovi ovunque: è l’orgoglio di appartenere a una nazione, di identificarsi con i suoi simboli, la sua storia, i suoi successi. È “amo il mio Paese” e basta.

    L’eccezionalismo invece è un salto di livello: è la convinzione che gli Stati Uniti non siano solo “un Paese tra tanti”, ma abbiano una missione speciale, quasi provvidenziale, nel mondo. È un’ideologia vera e propria, con radici religiose e storiche molto profonde.

    In Europa l’eccezionalismo è “di prestigio”, un discorso culturale o politico che serve a distinguersi dagli altri.
    In USA l’eccezionalismo è “di destino”, un fondamento identitario che crea un bias permanente.

    Ecco perché non sono comparabili: il francese può smettere di credere nel “grandeur” e rassegnarsi a essere un attore medio in Europa; l’italiano può accettare che anche altri facciano da mangiare bene o si vestano bene; il tedesco può vivere con la colpa storica. L’americano, invece, senza eccezionalismo smetterebbe quasi di essere americano.

    L’eccezionalismo americano è un filtro cognitivo che condiziona in profondità le scelte interne, economiche e sociali. In pratica diventa un bias strutturale gli americani leggono il mondo, e pure sé stessi, attraverso questa lente.

    Tocqueville l’aveva già capito benissimo nell’800. Quando scrive “La democrazia in America” (1835–1840), lui vede qualcosa che in Europa non esisteva: un popolo che non solo aveva istituzioni democratiche, ma che viveva la democrazia come fede collettiva. Per Tocqueville non era solo politica, era antropologia: gli americani avevano interiorizzato l’idea che la loro società fosse unica, eccezionale, con un destino particolare. Tocqueville aveva visto che l’America non era solo una “nuova democrazia”, ma una democrazia missionaria.
    L’eccezionalismo americano è una sorta di narcisismo collettivo, una sorta di auto-narrazione compulsiva in cui la comunità intera deve continuamente confermare a sé stessa la propria unicità.

    Il narcisismo, a livello psicologico, funziona così: l’individuo ha bisogno di vedersi come speciale, di ricevere conferme costanti, e rifiuta qualsiasi immagine di sé che non corrisponde a quella idealizzata.

    L’eccezionalismo americano è la versione sociale di questo meccanismo:
    Si autoalimenta. Ogni vittoria militare, innovazione tecnologica o record economico diventa “prova” che l’America è diversa e superiore.

    Rimuove i fallimenti. Le sconfitte (Vietnam, Iraq, crisi finanziarie) vengono spiegate come incidenti di percorso, mai come segno che il sistema ha limiti strutturali. Rimuove il fatto che gli US non sono quasi mai riusciti a vincere una guerra senza alleati al loro fianco.

    Crea un’identità fragile. Se qualcuno mette in discussione l’eccezionalismo, viene percepito come anti-patriottico. È come criticare un narcisista non lo prende come riflessione, lo vive come attacco personale.

    Produce missionarismo, come il narcisista che vuole che gli altri lo ammirino, l’America sente il bisogno che il mondo intero riconosca i suoi valori come universali.

    Whatever, man

  • La Cancel Culture non è di Destra ne è di Sinistra, è religiosa.
    Gabrielundefined Gabriel

    Amiga Unicorn o lo sciovinismo francese

    Whatever, man

  • La Cancel Culture non è di Destra ne è di Sinistra, è religiosa.
    Gabrielundefined Gabriel

    Amiga Unicorn ricorda il padre di un mio amico che mi diceva che la cucina italiana era la migliore del mondo.
    Quando gli ho chiesto quali altre cucine avesse mai assaggiato mi ripose pacificamente: nessuna!

    I migliori a prescindere.

    Whatever, man

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