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Posts"Neurodivergenti" - o della malattia inventata.
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Personalmente, non essendo il 118, metto spesso il telefono in modalita aereo quando devo concentrarmi.
Non ho figli per cui dovrei tacere, ma sono d’accordo anche sul fatto che il cellulare sia una scusa, come dire che è colpa della lametta se uno ha degli episodi di autolesionismo, o semplicemente si fa male perchè nessuno gli insegna ad usarli.
Faccio parte della generazione che il 3310 se l’è potuto comprare intorno ai 16 anni (al primo anno di superiori la macchinetta delle merendine prendeva ancora le lire), ma tv, tamagochi, gameboy e videogame vari esistevano fin da quando ero bambino e per quel che mi ricordo erano già visti come la “rovina” dei bambini.
Rispetto ad allora noto che c’è piu che altro un utilizzo passivo in tutto, quando vedi bambini che guardano video youtube di gente che gioca al videogame, o che i genitori piazzano il figlio davanti ad un video di un tizio che gioca coi trattori per intrattenere i piccoli, cominci forse ad instillare loro un utilizzo passivo dell’intrattenimento, e questo poi si ripercuote su tutto impigrendo il soggetto.
E lo dico anche di me stesso perchè mi sto accorgendo che da quando ho ripreso ad essere sui social mi perdo le ore in reel e cazzate varie su ig o tiktok.
Per quanto riguarda la scuola invece, sempre per quel poco che posso “vedere per sentito dire”, è indubbio che almeno in italia sia un sistema per garantire posti di lavoro e dell’educazione dei ragazzi fottesega. Certo, qualche insegnante per vocazione c’è, ma se metto un cucchiaio di vino in un bicchiere di acqua non posso aspettarmi di bere bene.
E per ogni (o ogni tot) bambini con problemi ci sono insegnanti di sostegno ecc, il tutto ovviamente a discapito di chi ha problemi per davvero e che dovrebbe essere aiutato e supportato
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Non so perché, ma ultimamente sto pensando che il nostro dare la colpa ai cellulari sia una scusa.
I social hanno sicuramente la loro parte di colpa, ma questo non spiega la totale mancanza di interessi da parte dei ragazzi.
Io sono cresciuto davanti ad un computer, ho hobbies legati ai computers etc…
Decisamente non sono apatico.
Boh, ho idea che si stia puntando il dito nel posto sbagliato e badaben, sono a favore del evitare di dare i telefoni ed i social in mano ai piccini.
Ma sento che qualcosa mi sfugge.
Cioccolataio Svizzerese said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:
Boh, ho idea che si stia puntando il dito nel posto sbagliato e badaben, sono a favore del evitare di dare i telefoni ed i social in mano ai piccini.
La tecnologia non è mai neutrale, ma prende la forma della società di cui è emanazione, la fantascienza ce l’ha insegnato bene.
Instagram non è solo un paio di DB e un paio di servizi e un client, è anche e soprattutto l’idea che scrollare col pollicione alla fermata del bus e piacciare culi di sconosciute filtrati, intervallati da stronzate e fake news dei bot russi e video di 15 secondi con la musica fastidiosa sia un buon passatempo e l’idea, simmetrica, che ci si possano fare dei soldi gestendo tutto il carrozzone.
Idea non scontata: alla fine di Chi Ha Incastrato Roger Rabbit, Eddie Valiant dice che “solo un cartone animato potrebbe avere un’idea idiota come uno svincolo autostradale”, essendo che tra la sua società e un’idea del genere c’è un mismatch enorme.
E la cosa funziona pure al contrario, la società è plasmata dai suoi attrezzi: se prendi un buon 90% della popolazione e lo sbatti davanti a un recommendation engine che, per fare engagement, gli propone thread per litigare che al confronto
it.discussioni.litigi
era una passeggiata in campagna, ottieni una società polarizzata e litigiosa.Non c’è l’uno senza l’altro.
“La tecnologia” come fenomeno isolato e spazio avulso è una roba che abbiamo noi che siamo cresciuti con l’Amiga, che stava nella cameretta ed era un posto altro rispetto alla strada.
Era il cyberspazio, la Rete e via dicendo. -
Premetto che, da completo 'gnurant di medicina/psichiatria/psicologia non sono convinto che le neurodivergenze non esistano.
Detto ciò, vakka eva se c’hai ragione!
Vedo gente venir chiamata ogni cinque minuti e perdere ore, OREPORCODDIO!, a discutere di cazzate tipo “ma la scritta di questo cartellone lo facciamo malva o fucsia?”.Io invece sono tutto il contrario: non rispondo praticamente mai al telefono beccandomi, come dici tu, di essere un asociale.
Ma io me ne sbatto le balle (con l’apposita macchinetta presa su amazon).
Sul telefono ho il “non disturbare eccetto per i contatti favoriti”, che sono 5 di numero.
Quando vado in bici non mi chiama nessuno perchè sanno che non rispondo.
E quando mangio non rispondo nemmeno a mia madre.
Ma quello che odio di più è la gente che ti chiama su Teams oppure al telefono quando si lavora:
A questi viene in mente una cazzata qualsiasi e invece di mettersi lì a pensarci sopra, analizzarla un pò e farsi chiarezza nel cervello prendono teams/telefono e ti scassano le palle con i loro ragionamenti ellittici intervallati da “ah, non c’avevo pensato” quando fai un’obiezione.
rossomoto said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:
A questi viene in mente una cazzata qualsiasi e invece di mettersi lì a pensarci sopra, analizzarla un pò e farsi chiarezza nel cervello prendono teams/telefono e ti scassano le palle con i loro ragionamenti ellittici intervallati da “ah, non c’avevo pensato” quando fai un’obiezione.
Era proprio questo il punto. E la cosa si replica anche nella vita reale…
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Non so perché, ma ultimamente sto pensando che il nostro dare la colpa ai cellulari sia una scusa.
I social hanno sicuramente la loro parte di colpa, ma questo non spiega la totale mancanza di interessi da parte dei ragazzi.
Io sono cresciuto davanti ad un computer, ho hobbies legati ai computers etc…
Decisamente non sono apatico.
Boh, ho idea che si stia puntando il dito nel posto sbagliato e badaben, sono a favore del evitare di dare i telefoni ed i social in mano ai piccini.
Ma sento che qualcosa mi sfugge.
Cioccolataio Svizzerese said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:
Non so perché, ma ultimamente sto pensando che il nostro dare la colpa ai cellulari sia una scusa.
I social hanno sicuramente la loro parte di colpa, ma questo non spiega la totale mancanza di interessi da parte dei ragazzi.
Io sono cresciuto davanti ad un computer, ho hobbies legati ai computers etc…
Decisamente non sono apatico.
Il problema, secondo me, è che i social (non il telefono in sè) porta a sviluppare il modo di pensare e di percepire sia sè stessi che il mondo, costringendo entrambi in confini sempre più stretti sia d’espressione che di tempo dando, nel contempo, soddisfazioni immediate (e creando così dipendenza).
Per avere degli hobbies è necessario per forza avere una “visione a lungo termine”: non ti metti a costruire un modellino d’aereo se non sai che ci metterai settimane a finirlo.
Idem per il disegno, gli sport etc. etc.
Ma questa visione a lungo termine è completamente antitetica a come funzionano i social e a come, di conseguenza, si adattano a vivere chi li usa.
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Cioccolataio Svizzerese said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:
Non so perché, ma ultimamente sto pensando che il nostro dare la colpa ai cellulari sia una scusa.
I social hanno sicuramente la loro parte di colpa, ma questo non spiega la totale mancanza di interessi da parte dei ragazzi.
Io sono cresciuto davanti ad un computer, ho hobbies legati ai computers etc…
Decisamente non sono apatico.
Il problema, secondo me, è che i social (non il telefono in sè) porta a sviluppare il modo di pensare e di percepire sia sè stessi che il mondo, costringendo entrambi in confini sempre più stretti sia d’espressione che di tempo dando, nel contempo, soddisfazioni immediate (e creando così dipendenza).
Per avere degli hobbies è necessario per forza avere una “visione a lungo termine”: non ti metti a costruire un modellino d’aereo se non sai che ci metterai settimane a finirlo.
Idem per il disegno, gli sport etc. etc.
Ma questa visione a lungo termine è completamente antitetica a come funzionano i social e a come, di conseguenza, si adattano a vivere chi li usa.
Beh, è antitetica a tutta la società moderna, allora. Non solo ai social.
Basta guardare il mondo del business.
Secondo me i ragazzi sono in burnout, dato dal fatto che tutto intorno a loro pretende di vederli “correre” e allora ecco che anche tik tok, diventa ok per spegnere il cervello.
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Beh, è antitetica a tutta la società moderna, allora. Non solo ai social.
Basta guardare il mondo del business.
Secondo me i ragazzi sono in burnout, dato dal fatto che tutto intorno a loro pretende di vederli “correre” e allora ecco che anche tik tok, diventa ok per spegnere il cervello.
Cioccolataio Svizzerese said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:
Beh, è antitetica a tutta la società moderna, allora. Non solo ai social.
Basta guardare il mondo del business.
Su questo mi trovi completamente d’accordo.
Secondo me i ragazzi sono in burnout, dato dal fatto che tutto intorno a loro pretende di vederli “correre” e allora ecco che anche tik tok, diventa ok per spegnere il cervello.
Qui invece mi trovi solo parzialmente d’accordo, nel senso: hai ragione ma in questo caso secondo me il problema è che non c’è un bilanciamento tra il correre ed il rilassarsi.
Non si dà più nè spazio nè spazi adatti a svagarsi.
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Ormai siamo tutti potenzialmente reperibili 24/7, però è anche vero che ognuno occupa il proprio posto e fa le proprie cose e non si azzarda a fare altro, non sia mai tocchi lavorare un po’ di più o impegnarsi…
Nel mio lavoro per esempio non si inventa nulla, ci sono protocolli e metodi standardizzati è tutto scritto, però capita sempre quello che viene e chiede come si fa, la risposta è sempre una “leggi c’è scritto!”
Praticamente stiamo parlando sempre di approfittatori, parassiti, opportunisti e furbacchioni… Certo l’espressione di tali caratteristiche non è mai tutto\nulla, però è una tendenza molto più diffusa da quando siamo più spettatori che attori, o meglio gli spettatori sono abituati ad aspettare sempre qualcosa dagli attori.
Attore nel significato proprio del termine, colui che compie un atto, un azione. -
Uno dei (pochi) vantaggi di essere considerato un “orso” è che nessuno viene a chiederti nulla e che puoi usare il telefono come fermaporte.
Se, poi , c’è qualche coraggioso che si presenta di persona viene ascoltato con lo sguardo tipico della mucca al pascolo che guarda passare il treno e tanto basta per dissuadere anche i più resistenti stracciaballe.Per la responsabile del personale sono un “borderline da TSO” ma stranamente (per ora) ho ancora il mio posto di lavoro.
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Noto anche io un incremento di meeting, che ti stoppano dalla fase di design (lavoro nel settore semiconduttori). Non siamo ancora pero’ a livelli che non riesci a fare quello che devi. Forse la mia visuale e’ distorta dal fatto che sono un tecnico al 100%. I manager li vedo perdere giornate da un meeting all’altro.
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Noto anche io un incremento di meeting, che ti stoppano dalla fase di design (lavoro nel settore semiconduttori). Non siamo ancora pero’ a livelli che non riesci a fare quello che devi. Forse la mia visuale e’ distorta dal fatto che sono un tecnico al 100%. I manager li vedo perdere giornate da un meeting all’altro.
I manager vivono di meetings.
Se hai bisogno di loro (nei rari casi), MAI mandare in email, MAI cercare di contattarli su Teams.
Mandagli un’invitation per un meeting e l’accetteranno, con tempi di reazione alla Bolt Rio 2016.Mia moglie e’ diventata una di loro.
Quando ha bisogno di me mi chiede sempre come sono messo a meeting perche’ - me l’ha pure detto - “se non sei in un meeting allora vuol dire che non stai lavorando”.Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.
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I manager vivono di meetings.
Se hai bisogno di loro (nei rari casi), MAI mandare in email, MAI cercare di contattarli su Teams.
Mandagli un’invitation per un meeting e l’accetteranno, con tempi di reazione alla Bolt Rio 2016.Mia moglie e’ diventata una di loro.
Quando ha bisogno di me mi chiede sempre come sono messo a meeting perche’ - me l’ha pure detto - “se non sei in un meeting allora vuol dire che non stai lavorando”.Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.
Roottobeetonale said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:
“se non sei in un meeting allora vuol dire che non stai lavorando”.
magari sei in un momento in cui NON vuoi lavorare ?
Roottobeetonale said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:
Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.
o maestro, indicami la via, ed io ti seguiro’ !
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I manager vivono di meetings.
Se hai bisogno di loro (nei rari casi), MAI mandare in email, MAI cercare di contattarli su Teams.
Mandagli un’invitation per un meeting e l’accetteranno, con tempi di reazione alla Bolt Rio 2016.Mia moglie e’ diventata una di loro.
Quando ha bisogno di me mi chiede sempre come sono messo a meeting perche’ - me l’ha pure detto - “se non sei in un meeting allora vuol dire che non stai lavorando”.Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.
Roottobeetonale io sono uno di quei manager che vive nei meeting e che se, per sbaglio, lascia un buco in agenda arrivano multiple richieste di call “ti vedo libero, hai 5 minuti che ti aggiorno?”
Risultato: mi metto dei meeting ricorrenti per leggere le mail, mi metto dei meeting per lavorare, ho anche fissato dei meeting per la pausa pranzo.
È una tale rottura di coglioni che ho quasi perso interesse nel mio lavoro, probabilmente perché non riesco più a farlo.L’altro giorno parlavo con un regista che fa video con l’Ai, mi diceva che per fargli fare certe scene devi caricare i materiali e lasciarlo a pensare “anche per due o tre giorni”. Gli ho detto che invidio la macchina che può permettersi di pensare per due giorni senza che gli rompano le balle.
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I manager vivono di meetings.
Se hai bisogno di loro (nei rari casi), MAI mandare in email, MAI cercare di contattarli su Teams.
Mandagli un’invitation per un meeting e l’accetteranno, con tempi di reazione alla Bolt Rio 2016.Mia moglie e’ diventata una di loro.
Quando ha bisogno di me mi chiede sempre come sono messo a meeting perche’ - me l’ha pure detto - “se non sei in un meeting allora vuol dire che non stai lavorando”.Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.
Roottobeetonale said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:
Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.
L’ho visto fare anche a dei miei colleghi.
Fortunatamente io non sono abbastanza importante da avere costantemente le palle trifolate dai meetings. -
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nella grandinata di video sull’overemployement che mi arriva quotidianamente su YT, in questo c’e’ il corretto modo di approcciare il collega di ufficio che sa davvero le cose
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la psichiatria è legata a doppio filo alla società e alla statistica, come la medicina.
la condizione di “malattia” è data dalla rappresentazione statistica dell’evento nella popolazione.
In Psichiatria hanno tolto il narcisismo quando questa situazione è diventata diffusa nella maggioranza della popolazione statistica, è passato da malattia a tratto della personalità.
Idem in medicina dove sia il livello di vitamina D che il testosterone è stato ridotto in quanto la popolazione generale si è “impoverita”.Pertanto il discorso non è medico, quanto societario.
Una società di idioti produce idioti e definisce normali gli idioti.D’altronde se possiedi solo un Martello, tutto diventa Chiodo.
Goldo said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:
la psichiatria è legata a doppio filo alla società e alla statistica, come la medicina.
la condizione di “malattia” è data dalla rappresentazione statistica dell’evento nella popolazione.
In Psichiatria hanno tolto il narcisismo quando questa situazione è diventata diffusa nella maggioranza della popolazione statistica, è passato da malattia a tratto della personalità.
Idem in medicina dove sia il livello di vitamina D che il testosterone è stato ridotto in quanto la popolazione generale si è “impoverita”.Pertanto il discorso non è medico, quanto societario.
Una società di idioti produce idioti e definisce normali gli idioti.D’altronde se possiedi solo un Martello, tutto diventa Chiodo.
Perfetto. Per la psicologia, invece, siamo tutti malati. Come coi dentisti.
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rossomoto il mio vicino di casa bosniaco ha preso il monopattino elettrico al figlio di 7 anni. questo sfreccia per il quartiere. senza casco, of course.
Charlie said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:
rossomoto il mio vicino di casa bosniaco ha preso il monopattino elettrico al figlio di 7 anni. questo sfreccia per il quartiere. senza casco, of course.
Questo è più sano (mentalmente) di qualsivoglia telefono/tablet. Dal punto di vista fisico. Buono se fa i 18 anni.
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Imbattutomici, non potevo non postare. Per i pochi, forse, che coglieranno la citazione
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Per un lungo periodo ho pensato di essere autistico o di essere nel disturbo dello spettro autistico. Naturalmente non ho fatto le cose per moda. Tutto quello che ho fatto è basato su test psicometrici validati tipo test del quoziente di Empatia, TAS-20 (grado di Alessitimia), AQ (Autismo/Asperger), RAADS-R (Autismo/Asperger), SRS-2 (Autismo), ASBQ (Autismo/Asperger), SRS-2 (Autismo). Se do ascolto ai test io sono nello spettro autistico in modo abbastanza marcato con punteggi consistentemente oltre la norma. Tuttavia, se si guarda alle caratteristiche dello spettro autistico, io non ho alcuna caratteristica di tipo stereotipico dello spettro, tranne l’iper-razionalità e stile cognitivo razionale e analitico (che ha in genere chiunque lavori con dati e numeri). Mi sono confrontato con degli psicologi ed è saltato fuori che i miei problemi sono altri.
Poi provai a frequentare gruppi di asperger, ed erano in genere gruppi di persone che cercavano di farsi diagnosticare per prendere la pensione di invalidità, uno squallore unico.
C’è un fenomeno crescente che potremmo chiamare “pseudo neurodiversità” o “autismo da moda”, soprattutto online o in certi contesti sociali. Alcune persone oggi si identificano come autistiche o “neurodiverse” senza avere un vero disturbo dello spettro, spesso per ragioni emotive, sociali o persino pratiche (ad esempio giustificare certe difficoltà o ottenere benefici). Oppure perché il loro massimo grado di socialità è quella di interagire con un terminale.
Questo però non invalida le persone veramente neurodiverse, che sono una quota molto molto scarsa della popolazione, ma cambia il contesto: in certi ambienti, soprattutto nei gruppi online o in alcune comunità, si tende a enfatizzare tratti stereotipici, cercare conferme reciproche o attribuire qualsiasi difficoltà sociale o emotiva all’autismo.
Molti professionisti della salute mentale si trovano in difficoltà di fronte a problemi complessi o “non categorizzabili” e, invece di scavare più a fondo, tendono a dare una spiegazione semplice, moderna e di moda: “è neurodiversità”.
Alcuni professionisti, soprattutto in contesti dove la pressione è alta e il tempo limitato, possono usare categorie come “disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento” o “neurodiversità” come una specie di catch-all. È un modo per dire “non sappiamo esattamente come inquadrare questa persona, ma qualcosa di biologico o neurologico ci serve come etichetta”.
In pratica, dare la colpa a presunte differenze neurobiologiche è un modo per evitare di affrontare problemi più complessi, come: ansia sociale, depressione, stress cronico, stili di pensiero estremamente analitici o rigidità cognitiva che non rientrano in diagnosi canoniche. È come usare “neurodiversità” come jack-of-all-trades dei problemi irrisolti: copre tutto senza dover davvero risolvere niente.
Tuttavia nelle nuove generazioni ci sono numerosi problemi. Prima di etichettarmi con colui che parla male dei figli unici sappiate che sono figlio unico, figlio di un figlio unico e buona parte dei miei amici sono figli unici anch’essi.
Molti dei tratti oggi etichettati come autismo o neurodiversità possono derivare da dinamiche familiari e sociali specifiche, in particolar modo se si è figli unici.
A partire dai primi anni '80, in Italia si è registrata una crescente prevalenza di famiglie con un solo figlio, trasformando il figlio unico nella norma piuttosto che nell’eccezione, come avveniva in passato. Questo cambiamento demografico è strettamente legato al ritardo della maternità, con un’età media al primo parto salita a 32,4 anni nel 2022 e un numero crescente di donne che partoriscono dopo i 35 anni. Tale tendenza, motivata da fattori socioeconomici come la partecipazione femminile al mercato del lavoro e la ricerca di stabilità economica, ha implicazioni significative sia a livello educativo che di salute per i figli, generando distorsioni nelle aspettative genitoriali e aumentando i rischi per il nascituro.
Il figlio unico, specialmente se nato da madri in età avanzata (>35 anni), è spesso percepito come il “bambino giocattolo” della madre, cresciuto, soprattutto se maschio, come l’incarnazione di un ideale maschile che la madre avrebbe desiderato per sé. Questo fenomeno è aggravato dalle dinamiche genitoriali: le relazioni genitore-figlio giocano un ruolo chiave nello sviluppo di ansia sociale e attaccamento insicuro nei figli unici, a causa dell’intensa attenzione e delle aspettative elevate che spesso li accompagnano.
I figli unici sono soggetti ad aspettative genitoriali significativamente maggiori rispetto ai primogeniti o ai figli di famiglie con più figli. Queste pressioni risultano ancora più intense quando i figli nascono da madri in tarda fertilità, portando a un carico emotivo che può tradursi in ansia o bassa autostima. La socializzazione dei figli unici differisce da quella di chi ha fratelli, spesso descritta in letteratura come una forma di “deprivazione sociale”. I primi meccanismi di socializzazione avvengono in famiglia, ma in assenza di fratelli, i figli unici si affidano a contesti extrafamiliari, come scuola o vicinato. Tuttavia, i figli unici delle nuove generazioni, a differenza di quelli delle generazioni precedenti che giocavano all’aperto, trascorrono più tempo in attività solitarie con dispositivi elettronici, riducendo le opportunità di interazione diretta.
L’iperprotezione genitoriale, che il testo descrive come un’educazione “in un barattolo”, è un ulteriore fattore critico. L’iperprotezione limita l’esposizione dei figli unici a frustrazioni sociali, riducendo la loro resilienza emotiva.
Essere figli unici rende le dinamiche familiari più complesse, con un rischio maggiore di pressioni ingiustificate o conflitti emotivi, poiché le ansie e le aspettative genitoriali si concentrano su un unico figlio. Il concetto di “sindrome del figlio unico”, pur non formalmente riconosciuto in letteratura, riflette la vulnerabilità dei figli unici a diventare il fulcro di dinamiche familiari disfunzionali.