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  • Modello Cinese
    vertigoundefined vertigo

    La direzione sembra una sorta di tecnocrazia “con caratteristiche cinesi”, dove il potere politico resta saldamente in mano al Partito Comunista, ma l’élite che orienta le decisioni è sempre più composta da ingegneri, scienziati e manager con background tecnico-industriale.

    La biografia dei nuovi quadri cinesi, soprattutto quelli che stanno salendo nella gerarchia sotto Xi, molti non sono economisti né avvocati (come spesso accade in Occidente), ma ingegneri elettronici, esperti di aerospazio, specialisti di intelligenza artificiale, fisici dei materiali. Questo non è un caso: Xi vuole che il partito sia guidato da gente che capisce come funzionano le tecnologie strategiche, non solo da burocrati “di carta e timbro”.
    I sovietici hanno provato a costruire un sistema guidato da ingegneri e scienziati, ma hanno fallito perché mancava la flessibilità economica e perché il sistema restava bloccato da burocrazia e ideologia.

    La Cina di Xi non vuole un sistema puramente centralizzato alla sovietica. Vuole una tecnocrazia competitiva, dove le aziende cinesi vengono spinte a farsi una guerra brutale sul mercato interno, il che genera innovazione, efficienza e prezzi bassissimi, per poi proiettarsi sul mercato globale.

    Nel breve periodo funziona perché concentrare risorse e talento su settori strategici produce risultati rapidi.

    Nel medio periodo (5 anni) regge perché il mercato interno è enorme, e la Cina ha ancora margini per spostare risorse, ridurre consumi e “spremere” efficienza dal sistema. La popolazione tollera i sacrifici se viene convinta che servono a far diventare la Cina una potenza rispettata e indipendente dall’Occidente. Però questo lo fanno solo le vecchie generazioni, chi è entrato nel mercato del lavoro dopo il 2000, non tollera più questo.

    Nel lungo periodo (5-10 ann) i rischi esplodono se il Partito sbaglia strategia, non c’è un meccanismo di correzione “dal basso” (come il mercato o il pluralismo). Si crea inerzia e stagnazione, come in URSS. La popolazione cinese, ormai abituata a decenni di crescita e benessere crescente, non accetta più il sacrificio presente in nome della gloria futura. La competizione cinese è feroce, ma sempre dentro i confini definiti dallo Stato. Innovazioni radicali e disruptive tendono a nascere meglio in ambienti più caotici e meno controllati. Meno giovani, meno dinamismo, più costi sociali. È una bomba a orologeria che questo modello non può gestire.

    Xi sta scommettendo che la Cina diventerà abbastanza forte tecnologicamente prima che questi problemi strutturali esplodano.

    Questo può avvenire solo se l’occidente continua a comprare, in caso contrario crolla il castello di carta.

    Whatever, man
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