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  • La democrazia richiede confronto. Il manicheismo politico richiede solo nemici.
    vertigoundefined vertigo

    somedude fino ad un certo punto conta lo status

    Il problema risiede principalmente nella demografia aziendale. Le imprese, nella stragrande maggioranza dei casi, sono piccole, poco digitalizzate, con metodi di produzione che sembrano usciti da un manuale pre-globalizzazione. Questa struttura produttiva genera solo ciò che può: lavori poco qualificati, mal pagati, poco attrattivi.
    Il problema centrale, e spesso volutamente ignorato, è proprio questo: la centralità delle PMI, le piccole e medie imprese. Esse sono state per decenni raccontate come la “spina dorsale” dell’economia italiana, ma oggi assomigliano sempre più a una zavorra. Sono aziende che raramente innovano, che spesso rimangono nella sfera familiare, allergiche alla managerialità, incapaci di investire davvero in ricerca e sviluppo o di scalare verso mercati più grandi.
    Quando ce la fanno, è per eccezione, non per sistema. Non di rado sopravvivono grazie a un mix di agevolazioni pubbliche, evasione fiscale o sfruttamento del lavoro. Le PMI sono tantissime (oltre il 98% delle imprese italiane) e rappresentano un bacino elettorale enorme. Nessun partito ha il coraggio di andare contro di loro. Anzi, tutti promettono tagli fiscali, incentivi, semplificazioni ad hoc, esenzioni su misura. Difendere le PMI porta voti, e attaccarle è politicamente suicida. Inoltre, un sistema basato su piccole realtà rende più facile frammentare le responsabilità, evitare riforme strutturali, gestire il consenso attraverso piccoli favori distribuiti in modo capillare.
    I lavoratori “mid skilled”, cioè con competenze tecniche medio-basse (operai specializzati, diplomati tecnici, figure in grado di usare macchinari ma non progettare sistemi complessi), sono i più richiesti, perché sono quelli che effettivamente servono per mandare avanti queste catene produttive. Non hanno bisogno di alta formazione universitaria, ma neanche possono essere manodopera del tutto non qualificata.
    Il problema è che il mercato del lavoro mondiale sta andando in tutt’altra direzione: competenze digitali, capacità di gestire processi automatizzati, ibridazione tra tecnica e soft skills. L’Italia, rimanendo bloccata in questo modello da “capannone anni ’80”, si trova sempre più a corto di competitività.
    Il livello educativo degli imprenditori italiani, in particolare nelle PMI, è spesso un fattore critico che contribuisce alla stagnazione del sistema produttivo. Molti imprenditori, soprattutto nelle piccole realtà a conduzione familiare, non hanno una formazione avanzata o specifica in gestione aziendale, innovazione o digitalizzazione. Questo limita la loro capacità di adottare strategie moderne e competitive.
    Nel 2020, circa il 60% degli imprenditori di PMI non aveva una laurea, e molti non avevano seguito corsi di aggiornamento professionale.
    Molte PMI sono gestite da figure che hanno ereditato l’azienda senza una preparazione formale in economia, management o tecnologia, spesso istruiti in casa. La gestione è spesso basata sull’esperienza pratica o su approcci tradizionali, che mal si adattano a un mercato globalizzato.
    Gli imprenditori italiani, soprattutto nelle PMI, investono poco nella propria formazione, dopo il 2000 gli investimenti in formazione sono scomparsi o quasi dalle piccole e medie aziende.
    Paesi come Germania o Olanda, pur avendo un tessuto di PMI, hanno tassi più alti di imprenditori con formazione universitaria o tecnica avanzata. In Germania, ad esempio, il sistema di formazione duale (che combina teoria e pratica) produce imprenditori e lavoratori con competenze tecniche elevate, favorendo l’adozione di tecnologie avanzate anche nelle piccole imprese.

    Whatever, man

  • I vostri canali youtubero preferiti
    vertigoundefined vertigo

    Pro o Contro Podcast
    podcast di due ragazze che amano esplorare tematiche sociali senza fermarsi all’apparenza.

    Evropantiqva
    Canale dedicato allo studio della Storia Antica

    Islam Criticato
    Canale di una certa Paola Kafira che critica l’Islam

    Oltre
    Ex rapinatore pentito parla delle sue esperienza nella mala milanese ed in carcere

    Homo.Sapiens
    Tizio gay italiano di Berlino che combatte il sessimo

    Yoshino Belli
    Modella italo giapponese che parla di giappone.

    ProKitchen - Chef Luca Di Martino
    Cucina, spesso semplice e realizzabile

    Caitlin V
    Sessuologa americana, consigli spesso utili

    PsycHacks
    Psicologo americano parla di problemi inter sesso

    Chris Galbiati
    Tizio di Monza che parla degli stati uniti

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  • Informazione finanziaria su Repubblica.
    vertigoundefined vertigo

    informazione e repubblica non possono stare nella stessa frase.

    Whatever, man

  • Finalmente qualcuno lo dice.
    vertigoundefined vertigo

    È una cosa nota da tempo, l’idea dell’ipersonico è fare missili anti-nave per cui i tempi di reazione delle stesse fossero ridotti. Tutta questa cosa si basa sul fatto che i russi non erano in grado di sviluppare armamenti stealth e scoprirono che a velocità molto ipersoniche si crea attorno all’oggetto che va alla velocità una bolla di plasma che rende meno tracciabile l’oggetto, ma solo a certe condizioni. Il plasma può assorbire o deviare onde radar e causare blackout RF. Ma è un effetto dipendente da densità elettronica, frequenza e condizioni dinamiche: non è un “mantello d’invisibilità” universale.
    I russi hanno sfruttato pubblicamente questa narrativa per promuovere sistemi come Kinzhal/Zircon: propaganda visiva, annunci trionfali e test “perfetti” hanno alimentato l’impressione di Wunderwaffen. La “narrazione russa” è spesso farlocca o almeno esagerata:
    alcuni lanci mostrati hanno pochi dati aperti verificabili e record di test “troppo puliti” suscitano scetticismo.
    i comportamenti operativi visti in conflitti reali (es. Ucraina) non dimostrano che i sistemi funzionino come “armi invincibili” contro difese integrate e multi-sensore.
    il programma dell’ipersonico è diventato anche uno strumento di legittimazione interna e intimidazione esterna, propaganda fatta con spettacoli, e nel caso russo pure con misure repressive verso scienziati, che fa emergere un quadro più politicamente carico che tecnico.

    Whatever, man

  • La democrazia richiede confronto. Il manicheismo politico richiede solo nemici.
    vertigoundefined vertigo

    Amiga Unicorn nulla te lo impedisce, anzi prendi i dati Shiw di banca d’italia e fallo.

    Whatever, man

  • La democrazia richiede confronto. Il manicheismo politico richiede solo nemici.
    vertigoundefined vertigo

    Amiga Unicorn no non ha l’età di mezzo

    Il ceto medio ha due definizioni, una economica ed una sociologica. Quando lavoravo al politecnico di Milano feci ricerca sulle dinamiche della classe media in Italia.
    Dal punto di vista economico le classi si distinguono per reddito, dal punto di vista sociale per istruzione e status.

    La classe media dal punto di vista economico sostanzialmente non è variata. Appartenere alla classe media significa avere un reddito compreso tra il 75% e il 200% del reddito mediano disponibile. La differenza con il passato è che i lavori autonomi non ne fanno più parte, ma sono divenuti working class, e parte dei lavoratori qualificati, ad esempio molti docenti delle scuole superiori.

    Il reddito disponibile è la vera discriminante. Se hai solo abbastanza per i consumi essenziali, sei sotto o al limite della classe media sei working class o working poor.
    Se il tuo reddito ti permette di accumulare un po’ di risparmio, di consumare beni discrezionali (viaggi, elettronica, ristoranti, cultura) e magari investire in istruzione per i figli o in un mutuo, allora sei classe media.

    Se invece hai talmente tanto che il consumo non è più il problema e inizi a vivere di rendite, non sei più “middle”, sei upper class.

    Dal punto di vista sociologico la classe si basa sulla letteratura stratificazionista che si occupa della stratificazione sociale della società. Essa si basa su tre pilastri reddito, istruzione, occupazione.

      1. Occupazione: qui la classe media coincide spesso con le professioni intermedie e non manuali: impiegati, tecnici, insegnanti, funzionari, piccoli imprenditori, artigiani qualificati.
      1. Istruzione: La classe media è caratterizzata da un livello di istruzione medio-alto rispetto alla popolazione generale.
      1. Reddito: Il reddito viene visto in termini di posizione relativa nella distribuzione sociale. La classe media può consumare e risparmiare, ha accesso a beni culturali e servizi, ma non dispone di grandi patrimoni.

    In Italia c’è stata una stabilità della classe media molto forte, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista sociale. Questo è dovuto al fatto che in Italia non c’è stato il cosiddetto Skill Biased Tecnical Change, ossia i lavoratori high skilled non hanno avuto il premio per i loro investimenti in istruzione, mentre il mercato del lavoro cerca lavoratori mid-low skilled. Con lo Skill biases technical change crescono salari e opportunità per chi ha alte skill, si comprimono o spariscono quelle per chi ne ha poche. Infatti, l’Italia paga un divario di produttività fortissimo con l’Europa continentale, gli US che si riverbera sui salari. Tutti ora si lamentano che i salari sono bassi, ma i lavori che fanno, dovrebbero in genere essere pagati ancora meno, mentre i lavori che non sanno fare, dovrebbero essere pagati molto di più.
    In Italia c’è stata una stabilità della classe media molto forte, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista sociale. Questo è dovuto al fatto che in Italia non c’è stato il cosiddetto Skill Biased Tecnical Change. Con esso i laureati e chi ha competenze avanzate dovrebbero essere premiati con salari alti e prospettive migliori, mentre le mansioni poco qualificate dovrebbero stagnare o sparire. In Italia questo non è avvenuto la domanda di lavoro si è concentrata su profili mid-low skilled (settore dei servizi tradizionali, commercio, turismo, piccola manifattura), mentre i lavori ad alta intensità di competenze sono rimasti pochi e mal retribuiti.
    Il risultato è una anomalia:
    I salari sono compressi in basso per tutti.
    I laureati non vedono un “premio all’istruzione” (anzi spesso guadagnano poco più di un diplomato).
    Le imprese non riescono (o non vogliono) assorbire figure altamente specializzate, e questo si traduce in un gap di produttività strutturale con altri paesi.
    Ecco perché la classe media in Italia ha mantenuto una relativa stabilità, sia economica che sociale: non essendoci stata un’esplosione della domanda di high-skilled workers, non si è creata quella forbice salariale tipica degli Stati Uniti o del Nord Europa.
    Molti lavori che oggi esistono in Italia sono ultra-pagati rispetto alla loro produttività reale (pensiamo a settori protetti, pubblica amministrazione, micro-servizi).
    Al contrario, i lavori davvero rari e ad alto skill, che altrove sono strapagati, qui vengono trattati come se fossero sostituibili. Poi le aziende falliscono e danno la colpa all’Europa e all’Euro.
    Questo genera frustrazione collettiva: tutti si lamentano dei salari bassi, ma il vero problema è che l’Italia non ha mai riallineato salari, competenze e produttività, ma se lo facesse ¾ della gente dovrebbe prendersi la metà di quello che prende ora, perché nelle aziende medie sono in genere degli incompetenti.

    Whatever, man

  • Modello Cinese
    vertigoundefined vertigo

    rossomoto che poi sarebbe questo Caplan, N. S., & Paige, J. M. (1968). A study of ghetto rioters. Scientific American, 219(2), 15-21.

    Whatever, man

  • Modello Cinese
    vertigoundefined vertigo

    La direzione sembra una sorta di tecnocrazia “con caratteristiche cinesi”, dove il potere politico resta saldamente in mano al Partito Comunista, ma l’élite che orienta le decisioni è sempre più composta da ingegneri, scienziati e manager con background tecnico-industriale.

    La biografia dei nuovi quadri cinesi, soprattutto quelli che stanno salendo nella gerarchia sotto Xi, molti non sono economisti né avvocati (come spesso accade in Occidente), ma ingegneri elettronici, esperti di aerospazio, specialisti di intelligenza artificiale, fisici dei materiali. Questo non è un caso: Xi vuole che il partito sia guidato da gente che capisce come funzionano le tecnologie strategiche, non solo da burocrati “di carta e timbro”.
    I sovietici hanno provato a costruire un sistema guidato da ingegneri e scienziati, ma hanno fallito perché mancava la flessibilità economica e perché il sistema restava bloccato da burocrazia e ideologia.

    La Cina di Xi non vuole un sistema puramente centralizzato alla sovietica. Vuole una tecnocrazia competitiva, dove le aziende cinesi vengono spinte a farsi una guerra brutale sul mercato interno, il che genera innovazione, efficienza e prezzi bassissimi, per poi proiettarsi sul mercato globale.

    Nel breve periodo funziona perché concentrare risorse e talento su settori strategici produce risultati rapidi.

    Nel medio periodo (5 anni) regge perché il mercato interno è enorme, e la Cina ha ancora margini per spostare risorse, ridurre consumi e “spremere” efficienza dal sistema. La popolazione tollera i sacrifici se viene convinta che servono a far diventare la Cina una potenza rispettata e indipendente dall’Occidente. Però questo lo fanno solo le vecchie generazioni, chi è entrato nel mercato del lavoro dopo il 2000, non tollera più questo.

    Nel lungo periodo (5-10 ann) i rischi esplodono se il Partito sbaglia strategia, non c’è un meccanismo di correzione “dal basso” (come il mercato o il pluralismo). Si crea inerzia e stagnazione, come in URSS. La popolazione cinese, ormai abituata a decenni di crescita e benessere crescente, non accetta più il sacrificio presente in nome della gloria futura. La competizione cinese è feroce, ma sempre dentro i confini definiti dallo Stato. Innovazioni radicali e disruptive tendono a nascere meglio in ambienti più caotici e meno controllati. Meno giovani, meno dinamismo, più costi sociali. È una bomba a orologeria che questo modello non può gestire.

    Xi sta scommettendo che la Cina diventerà abbastanza forte tecnologicamente prima che questi problemi strutturali esplodano.

    Questo può avvenire solo se l’occidente continua a comprare, in caso contrario crolla il castello di carta.

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  • La democrazia richiede confronto. Il manicheismo politico richiede solo nemici.
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    Amiga Unicorn quando non c’era il suffragio universale

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  • Il summit delle zie.
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    “Perquisiti anche lo stesso Andrea Sempio, uno zio paterno, Patrizio Sempio, e due zie paterne, Ivana e Silvia Maria Sempio” quindi la cosa ha senso.

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  • La democrazia richiede confronto. Il manicheismo politico richiede solo nemici.
    vertigoundefined vertigo

    La democrazia non regge su dicotomie assolute. Poiché diviene una dittatura della maggioranza. Essa invece vive di sfumature, compromessi, mediazioni. Richiede capacità di dialogo e riconoscimento della pluralità di interessi. Il manicheismo invece dice: “Chi non è con me è contro di me” o, peggio ancora, “Tutti quelli dall’altra parte sono cattivi”. Questo atteggiamento uccide il terreno su cui la democrazia prospera ossia il compromesso e il dibattito razionale. Il manicheismo è una delle peggiori minacce per la democrazia perché trasforma il dibattito in guerra morale. Non è la morte immediata, ma è come un cancro lento che corrode le istituzioni democratiche dall’interno.

    Il manicheismo come anima segreta del monoteismo, con l’avvento del Dio unico, l’umanità smette di vivere nella complessità. Il mondo si spacca: da una parte chi obbedisce a Dio, dall’altra chi tradisce Dio. Nelle tre principali religioni monoteiste la dicotomia è Israele contro i pagani, nel cristianesimo i salvati contro i dannati e nell’Islam i fedeli sottomessi contro gli infedeli.

    Quando la religione si traveste da politica, il copione è lo stesso:

    • Proletari contro borghesi.
    • Nazione contro straniero.
    • Popolo contro élite.
    • Sempre e solo Noi contro Loro

    Il monoteismo non ha insegnato ad amare: ha insegnato a separare. Ha insegnato che chi non crede, chi non si piega, chi non si converte… deve essere schiacciato. Il pluralismo è un trucco recente, una vernice sottile. Sotto, il vecchio schema lavora: uno solo ha la verità. Gli altri sono errore, peccato, eresia. Il mondo monoteista, religioso o laico, non conosce la complessità: solo fedeltà o tradimento.

    Il manicheismo è proprio il meccanismo ideologico di ogni totalitarismo: semplificare, demonizzare, ridurre la realtà a un campo di battaglia tra “noi” e “loro”.

    Ancora oggi, sotto nuove bandiere, la battaglia continua. Per esempio: chi divide il mondo tra “fascisti” e “antifascisti” riproduce esattamente la logica che finge di combattere. Il loro schema mentale è puramente manicheo: da una parte il Bene assoluto, dall’altra il Male assoluto. Nessuna sfumatura, nessun dubbio, nessuna complessità: solo l’ossessione di tracciare un confine e combattere il nemico.

    Non importa se cambi le etichette: la struttura rimane la stessa.

    Chi ragiona solo in termini di “amico o nemico” non sta liberando il mondo dall’odio: lo sta riproducendo sotto altre bandiere.

    Whatever, man

  • La Cancel Culture non è di Destra ne è di Sinistra, è religiosa.
    vertigoundefined vertigo

    Cioccolataio Svizzerese Della svizzera non ho esperienza. Della Svezia invece si, sono alumni di due università una svedese e una norvegese. Tra Svedesi e Norvegesi la differenza è scarsa ai nostri occhi, è un po’ quella tra un milanese e un monzese vista da un non lombardo occidentale.
    Gli svedesi, storicamente, hanno costruito una narrazione nazionale molto forte intorno a valori come l’uguaglianza, il welfare universale, la neutralità internazionale. Questo li fa apparire come un popolo molto “aperto” e cosmopolita, soprattutto a chi li osserva dall’esterno. Ma è tutto falso.
    Sotto la superficie, esistono tratti tipici di molte società nordiche che potrebbero essere letti come forme di nazionalismo implicito, una sorta di ultranazionalismo mediato dalla Jantelagen la lente sociale che media e smorza qualsiasi espressione eccessiva di orgoglio personale o nazionale. In pratica, in Svezia (e più in generale nei Paesi nordici) c’è questa cultura per cui non devi mai vantarti troppo di te stesso o metterti sopra gli altri. Gli Svedesi hanno una sorta ultranazionalismo soft, per così dire “camuffato” da modestia collettiva e di tipo passivo aggressivo. Il modello svedese non espelle in modo violento o diretto, ma crea meccanismi di marginalizzazione implicita: difficoltà a integrarsi nella comunità, nei posti di lavoro, nelle reti sociali. La struttura sociale svedese funziona bene solo se chi entra sa leggere e rispettare codici impliciti, e chi arriva da contesti molto diversi ha più probabilità di scontrarsi con questi meccanismi, creando tensione.

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  • La Cancel Culture non è di Destra ne è di Sinistra, è religiosa.
    vertigoundefined vertigo

    Cioccolataio Svizzerese Quando parliamo dei “primi tre cantoni svizzeri” ci riferiamo al famoso Patto del 1291 tra Uri, Svitto e Untervaldo (oggi diviso in Obvaldo e Nidvaldo). Il Patto del 1291 nasce proprio in quel vuoto di potere che segue la caduta degli Hohenstaufen (gli Staufen). Con la morte di Federico II nel 1250 e poi quella del figlio Corradino nel 1268, la dinastia si estingue e si apre il cosiddetto Grande Interregno (1250–1273), un periodo di caos in cui non c’era un’autorità imperiale stabile. I cantoni svizzeri hanno ripreso l’idea di alleanza difensiva collettiva, giurata e formalizzata, già collaudata dai comuni lombardi qualche decennio prima.
    Ora, al tempo non c’era ancora una divisione confessionale nel senso moderno. La Riforma protestante arriva solo nel XVI secolo, quindi nel 1291 l’Europa centrale era sostanzialmente tutta cattolica romana. Quello che succede dopo è che nel Cinquecento, con la Riforma di Zwingli e poi Calvino, alcuni cantoni diventano protestanti (Zurigo, Berna, Basilea, ecc.), mentre altri restano cattolici (come i tre originari). Da lì in poi la Confederazione elvetica diventa un patchwork confessionale piuttosto esplosivo, che porta pure a guerre civili religiose (come la Guerra di Kappel nel 1531).

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  • La Cancel Culture non è di Destra ne è di Sinistra, è religiosa.
    vertigoundefined vertigo

    rossomoto Amiga Unicorn la risposta è un po’ lunga

    L’eccezionalismo americano non è semplice patriottismo. Il patriottismo lo trovi ovunque: è l’orgoglio di appartenere a una nazione, di identificarsi con i suoi simboli, la sua storia, i suoi successi. È “amo il mio Paese” e basta.

    L’eccezionalismo invece è un salto di livello: è la convinzione che gli Stati Uniti non siano solo “un Paese tra tanti”, ma abbiano una missione speciale, quasi provvidenziale, nel mondo. È un’ideologia vera e propria, con radici religiose e storiche molto profonde.

    In Europa l’eccezionalismo è “di prestigio”, un discorso culturale o politico che serve a distinguersi dagli altri.
    In USA l’eccezionalismo è “di destino”, un fondamento identitario che crea un bias permanente.

    Ecco perché non sono comparabili: il francese può smettere di credere nel “grandeur” e rassegnarsi a essere un attore medio in Europa; l’italiano può accettare che anche altri facciano da mangiare bene o si vestano bene; il tedesco può vivere con la colpa storica. L’americano, invece, senza eccezionalismo smetterebbe quasi di essere americano.

    L’eccezionalismo americano è un filtro cognitivo che condiziona in profondità le scelte interne, economiche e sociali. In pratica diventa un bias strutturale gli americani leggono il mondo, e pure sé stessi, attraverso questa lente.

    Tocqueville l’aveva già capito benissimo nell’800. Quando scrive “La democrazia in America” (1835–1840), lui vede qualcosa che in Europa non esisteva: un popolo che non solo aveva istituzioni democratiche, ma che viveva la democrazia come fede collettiva. Per Tocqueville non era solo politica, era antropologia: gli americani avevano interiorizzato l’idea che la loro società fosse unica, eccezionale, con un destino particolare. Tocqueville aveva visto che l’America non era solo una “nuova democrazia”, ma una democrazia missionaria.
    L’eccezionalismo americano è una sorta di narcisismo collettivo, una sorta di auto-narrazione compulsiva in cui la comunità intera deve continuamente confermare a sé stessa la propria unicità.

    Il narcisismo, a livello psicologico, funziona così: l’individuo ha bisogno di vedersi come speciale, di ricevere conferme costanti, e rifiuta qualsiasi immagine di sé che non corrisponde a quella idealizzata.

    L’eccezionalismo americano è la versione sociale di questo meccanismo:
    Si autoalimenta. Ogni vittoria militare, innovazione tecnologica o record economico diventa “prova” che l’America è diversa e superiore.

    Rimuove i fallimenti. Le sconfitte (Vietnam, Iraq, crisi finanziarie) vengono spiegate come incidenti di percorso, mai come segno che il sistema ha limiti strutturali. Rimuove il fatto che gli US non sono quasi mai riusciti a vincere una guerra senza alleati al loro fianco.

    Crea un’identità fragile. Se qualcuno mette in discussione l’eccezionalismo, viene percepito come anti-patriottico. È come criticare un narcisista non lo prende come riflessione, lo vive come attacco personale.

    Produce missionarismo, come il narcisista che vuole che gli altri lo ammirino, l’America sente il bisogno che il mondo intero riconosca i suoi valori come universali.

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  • Esperienze con LLM
    vertigoundefined vertigo

    teflon it, è un oggetto animato

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  • La Cancel Culture non è di Destra ne è di Sinistra, è religiosa.
    vertigoundefined vertigo

    baro ti ringrazio

    Whatever, man

  • Sistemi di filtraggio per acqua
    vertigoundefined vertigo

    teflon la batteria del pandino e della ritmo di mio padre erano da rabboccare, poi hanno messo sul mercato le batterie sigillate (VRLA) e non c’è stato più bisogno.

    Whatever, man

  • O questa?
    vertigoundefined vertigo

    Si da molto tempo la BCE consiglia di avere una scorta di contante in casa, anche solo per i black out che possono avvenire con un sistema basato su energia non regolabile.

    Whatever, man

  • Erlang: pippa mentale su and e andalso
    vertigoundefined vertigo

    Un po’ come la differenza tra & e && in C.

    Whatever, man

  • La Cancel Culture non è di Destra ne è di Sinistra, è religiosa.
    vertigoundefined vertigo

    Alla radice dell’eccezionalismo americano vi è la dottrina religiosa Calvinista. L’eccezionalismo americano, l’idea che gli Stati Uniti abbiano un ruolo unico e superiore nella storia, ha radici nel calvinismo, portato dai Puritani nel XVII secolo. Questi coloni, influenzati da Giovanni Calvino, vedevano l’America come una “nuova Israele”, scelta da Dio per un destino speciale. Dopo essere fuggiti dalla terra d’Egitto, dove erano perseguitati come gli ebrei nella bibbia, ossia l’Europa.
    William Bradford e John Winthrop, leader delle colonie di Plymouth e della baia del Massachusetts negli anni 1620-1630 sono alla base di questo approccio Bradford invocò immagini dell’Antico Testamento al suo arrivo Winthrop descrisse il loro insediamento come una “città su una collina” (da Matteo 5:14), sottintendendo una società cristiana modello sotto l’occhio vigile di Dio che avrebbe ispirato il mondo.
    Essi crearono la teologia del patto, in cui le comunità stipulavano accordi vincolanti con Dio e tra loro per la prosperità reciproca e la responsabilità morale, costituì la base della prima forma di governo americana, il Mayflower Compact (1620) ossia il patto del Mayflower rifletteva i principi calvinisti di autogoverno e responsabilità collettiva.
    Questo si è evoluto nel concetto di Manifest Destiny e nella “religione civile” americana, che ancora oggi influenza la retorica politica (es. Reagan, Bush). Il calvinismo, con la sua enfasi su provvidenza e responsabilità, ha dato una base teologica all’eccezionalismo, rendendo gli USA un faro morale, con effetti sia positivi (promozione della democrazia) che controversi (interventismo).
    Il Calvinismo è noto per la sua dottrina della predestinazione, secondo cui alcune persone sono destinate alla salvezza e altre alla dannazione, indipendentemente dalle loro azioni. Questo ha portato a una forte enfasi sul moralismo e sulla necessità di dimostrare pubblicamente la propria virtuosità.
    Dio ha già deciso chi si salva e chi no, annullando il libero arbitrio. La dottrina Calvinista della predestinazione si basa su un pensiero dicotomico infantile di tipo manicheo in cui esistono bene e male e non ci sono zone grigie, ma solo eletti e dannati, chi è dannato lo è perché è predestinato ad esserlo. Questo porta ad una forte enfasi sulla mortalità pubblica ed in genere presenza di doppia morale. Il peccato era collettivo, e la comunità era tenuta a identificare e punire i trasgressori per evitare la corruzione morale. Ogni individuo aveva un forte incentivo a mostrare di essere uno dei salvati e non uno dei dannati. Se si fosse manifestato che era uno dei dannati allora egli sarebbe stato escluso dalla comunità e condannato a morire.
    La dottrina calvinista della predestinazione come un elemento centrale, che crea una visione dicotomica (eletti vs. dannati) simile al manicheismo. Questo dualismo morale, bene contro male, senza zone grigie, è una caratteristica chiave che si ritrova sia nel wokeismo che nel movimento MAGA.
    Il wokeism collega il concetto di “privilegio” al peccato originale calvinista, dove categorie come i bianchi (o altri gruppi privilegiati) sono implicitamente “colpevoli” e devono dimostrare la loro redenzione attraverso atti pubblici di alleanza con le minoranze oppresse. La “cancel culture” funziona come una moderna caccia alle streghe, dove chi devia dagli standard morali progressisti è escluso o pubblicamente umiliato, proprio come i puritani punivano i peccatori per mantenere la purezza della comunità.
    Molti sostenitori woke proclamano pubblicamente virtù (es. denunciare razzismo o sessismo), ma in privato possono mantenere comportamenti contraddittori, come beneficiare di privilegi che criticano o ignorare le proprie incoerenze (es. vivere in quartieri esclusivi mentre si predica l’uguaglianza). Figure come Cuomo, Clinton, Weinstein o altri accusati di ipocrisia o comportamenti sessualmente predatori, mostrano come la performatività morale possa mascherare fallimenti personali, proprio come nel puritanesimo calvinista. La “cancel culture” amplifica questa sorveglianza morale, ma spesso chi giudica non è immune dalle stesse critiche.
    Nel calvinismo, il peccato originale rende tutti colpevoli, ma gli eletti devono dimostrare la loro grazia. Nel wokeismo, il “privilegio” (es. razziale, di genere) funziona come una colpa innata, che richiede atti di penitenza (attivismo, autocritica) per essere redenti. Entrambi i sistemi spingono a un’auto-monitorizzazione costante.
    Allo stesso modo, il movimento MAGA adotta una visione manichea, dividendo il mondo tra “veri americani” (eletti) e nemici (woke, immigrati, élite globaliste), percepiti come corrotti o “dannati”. La retorica di Trump, che dipinge i suoi avversari come minacce esistenziali all’America, riflette questa logica binaria, con un’enfasi sulla necessità di “purificare” la nazione da influenze esterne o ideologie woke.
    Il movimento MAGA non è esente dalla doppia morale. Molti leader o sostenitori MAGA si presentano come difensori dei valori cristiani o della famiglia tradizionale, ma scandali personali (es. accuse di corruzione, infedeltà o comportamenti immorali) rivelano discrepanze tra la retorica pubblica e le azioni private. L’enfasi sulla “purezza” nazionale (es. anti-immigrazione, anti-woke) diventa una maschera per nascondere contraddizioni interne, proprio come i puritani nascondevano i loro peccati dietro la virtù pubblica.
    La “cancel culture” è la medesima per entrambi ricorda i tribunali puritani, dove i trasgressori erano pubblicamente denunciati per mantenere la purezza della comunità. Come nel calvinismo, non c’è spazio per il perdono o la redenzione: chi è “cancellato” è spesso escluso senza appello, simile a un “dannato”. L’intolleranza verso il dissenso interno (es. chi critica la dottrina viene etichettato come traditore) è un’eco dell’espulsione degli eretici nelle comunità calviniste. Questo dogmatismo rende difficile il dialogo o l’autocritica, proprio come nel puritanesimo.
    Entrambi operano in un quadro manicheo (bene vs. male), richiedono una performatività morale pubblica e usano la sorveglianza collettiva per identificare i “peccatori” (woke per MAGA, razzisti/sessisti per i woke). Entrambi derivano dall’idea calvinista che la comunità abbia una missione divina o morale (salvare l’America per MAGA, purificarla per i woke).
    Sia il movimento MAGA che il movimento woke hanno sviluppato forme di “cancel culture”, ciascuna mirata a “cancellare” l’altro, in un riflesso speculare della loro eredità calvinista. Entrambi adottano dinamiche di sorveglianza morale e di esclusione per chi non si conforma ai loro standard, cercando di epurare l’altro dalla sfera pubblica.

    Whatever, man
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