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Benvenuti nel Dudes Club Italiano

  1. Benvenuti nel Dudes Club Italiano.
  2. Whatever, man
  3. "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.

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"Neurodivergenti" - o della malattia inventata.

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  • rossomotoundefined rossomoto

    Cioccolataio Svizzerese said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:

    Non so perché, ma ultimamente sto pensando che il nostro dare la colpa ai cellulari sia una scusa.

    I social hanno sicuramente la loro parte di colpa, ma questo non spiega la totale mancanza di interessi da parte dei ragazzi.

    Io sono cresciuto davanti ad un computer, ho hobbies legati ai computers etc…

    Decisamente non sono apatico.

    Il problema, secondo me, è che i social (non il telefono in sè) porta a sviluppare il modo di pensare e di percepire sia sè stessi che il mondo, costringendo entrambi in confini sempre più stretti sia d’espressione che di tempo dando, nel contempo, soddisfazioni immediate (e creando così dipendenza).

    Per avere degli hobbies è necessario per forza avere una “visione a lungo termine”: non ti metti a costruire un modellino d’aereo se non sai che ci metterai settimane a finirlo.

    Idem per il disegno, gli sport etc. etc.

    Ma questa visione a lungo termine è completamente antitetica a come funzionano i social e a come, di conseguenza, si adattano a vivere chi li usa.

    Cioccolataio Svizzereseundefined Offline
    Cioccolataio Svizzereseundefined Offline
    Cioccolataio Svizzerese
    Dudi
    wrote last edited by
    #37

    rossomoto

    Beh, è antitetica a tutta la società moderna, allora. Non solo ai social.

    Basta guardare il mondo del business.

    Secondo me i ragazzi sono in burnout, dato dal fatto che tutto intorno a loro pretende di vederli “correre” e allora ecco che anche tik tok, diventa ok per spegnere il cervello.

    FARE LAVORI CHE ODIAMO PER COMPRARE CAZZATE CHE NON CI SERVONO PER PIACERE A PERSONE CHE DETESTIAMO.

    rossomotoundefined 1 Reply Last reply
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    • Cioccolataio Svizzereseundefined Cioccolataio Svizzerese

      rossomoto

      Beh, è antitetica a tutta la società moderna, allora. Non solo ai social.

      Basta guardare il mondo del business.

      Secondo me i ragazzi sono in burnout, dato dal fatto che tutto intorno a loro pretende di vederli “correre” e allora ecco che anche tik tok, diventa ok per spegnere il cervello.

      rossomotoundefined Offline
      rossomotoundefined Offline
      rossomoto
      wrote last edited by
      #38

      Cioccolataio Svizzerese said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:

      Beh, è antitetica a tutta la società moderna, allora. Non solo ai social.

      Basta guardare il mondo del business.

      Su questo mi trovi completamente d’accordo.

      Secondo me i ragazzi sono in burnout, dato dal fatto che tutto intorno a loro pretende di vederli “correre” e allora ecco che anche tik tok, diventa ok per spegnere il cervello.

      Qui invece mi trovi solo parzialmente d’accordo, nel senso: hai ragione ma in questo caso secondo me il problema è che non c’è un bilanciamento tra il correre ed il rilassarsi.

      Non si dà più nè spazio nè spazi adatti a svagarsi.

      L'acceleratore è tuo amico: fràka, dio bono!

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      • Saulo Bandoneundefined Offline
        Saulo Bandoneundefined Offline
        Saulo Bandone
        Bowlers
        wrote last edited by SauloBandone
        #39

        Ormai siamo tutti potenzialmente reperibili 24/7, però è anche vero che ognuno occupa il proprio posto e fa le proprie cose e non si azzarda a fare altro, non sia mai tocchi lavorare un po’ di più o impegnarsi…
        Nel mio lavoro per esempio non si inventa nulla, ci sono protocolli e metodi standardizzati è tutto scritto, però capita sempre quello che viene e chiede come si fa, la risposta è sempre una “leggi c’è scritto!”
        Praticamente stiamo parlando sempre di approfittatori, parassiti, opportunisti e furbacchioni… Certo l’espressione di tali caratteristiche non è mai tutto\nulla, però è una tendenza molto più diffusa da quando siamo più spettatori che attori, o meglio gli spettatori sono abituati ad aspettare sempre qualcosa dagli attori.
        Attore nel significato proprio del termine, colui che compie un atto, un azione.

        Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica, il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo, in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa e perciò continua a volare.

        1 Reply Last reply
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        • orckristundefined Offline
          orckristundefined Offline
          orckrist
          Bowlers
          wrote last edited by
          #40

          Uno dei (pochi) vantaggi di essere considerato un “orso” è che nessuno viene a chiederti nulla e che puoi usare il telefono come fermaporte.
          Se, poi , c’è qualche coraggioso che si presenta di persona viene ascoltato con lo sguardo tipico della mucca al pascolo che guarda passare il treno e tanto basta per dissuadere anche i più resistenti stracciaballe.

          Per la responsabile del personale sono un “borderline da TSO” ma stranamente (per ora) ho ancora il mio posto di lavoro.

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          • brancalioneundefined Offline
            brancalioneundefined Offline
            brancalione
            wrote last edited by
            #41

            Noto anche io un incremento di meeting, che ti stoppano dalla fase di design (lavoro nel settore semiconduttori). Non siamo ancora pero’ a livelli che non riesci a fare quello che devi. Forse la mia visuale e’ distorta dal fatto che sono un tecnico al 100%. I manager li vedo perdere giornate da un meeting all’altro.

            Roottobeetonaleundefined 1 Reply Last reply
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            • brancalioneundefined brancalione

              Noto anche io un incremento di meeting, che ti stoppano dalla fase di design (lavoro nel settore semiconduttori). Non siamo ancora pero’ a livelli che non riesci a fare quello che devi. Forse la mia visuale e’ distorta dal fatto che sono un tecnico al 100%. I manager li vedo perdere giornate da un meeting all’altro.

              Roottobeetonaleundefined Offline
              Roottobeetonaleundefined Offline
              Roottobeetonale
              Dudi
              wrote last edited by Roottobeetonale
              #42

              brancalione

              I manager vivono di meetings.
              Se hai bisogno di loro (nei rari casi), MAI mandare in email, MAI cercare di contattarli su Teams.
              Mandagli un’invitation per un meeting e l’accetteranno, con tempi di reazione alla Bolt Rio 2016.

              Mia moglie e’ diventata una di loro.
              Quando ha bisogno di me mi chiede sempre come sono messo a meeting perche’ - me l’ha pure detto - “se non sei in un meeting allora vuol dire che non stai lavorando”.

              Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.

              Aethissundefined ilgalloundefined rossomotoundefined 3 Replies Last reply
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              • Roottobeetonaleundefined Roottobeetonale

                brancalione

                I manager vivono di meetings.
                Se hai bisogno di loro (nei rari casi), MAI mandare in email, MAI cercare di contattarli su Teams.
                Mandagli un’invitation per un meeting e l’accetteranno, con tempi di reazione alla Bolt Rio 2016.

                Mia moglie e’ diventata una di loro.
                Quando ha bisogno di me mi chiede sempre come sono messo a meeting perche’ - me l’ha pure detto - “se non sei in un meeting allora vuol dire che non stai lavorando”.

                Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.

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                Aethiss
                wrote last edited by Aethiss
                #43

                Roottobeetonale said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:

                “se non sei in un meeting allora vuol dire che non stai lavorando”.

                magari sei in un momento in cui NON vuoi lavorare ? 😄

                Roottobeetonale said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:

                Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.

                o maestro, indicami la via, ed io ti seguiro’ !

                Nemmeno cuoco, sottocuoco.

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                • Roottobeetonaleundefined Roottobeetonale

                  brancalione

                  I manager vivono di meetings.
                  Se hai bisogno di loro (nei rari casi), MAI mandare in email, MAI cercare di contattarli su Teams.
                  Mandagli un’invitation per un meeting e l’accetteranno, con tempi di reazione alla Bolt Rio 2016.

                  Mia moglie e’ diventata una di loro.
                  Quando ha bisogno di me mi chiede sempre come sono messo a meeting perche’ - me l’ha pure detto - “se non sei in un meeting allora vuol dire che non stai lavorando”.

                  Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.

                  ilgalloundefined Offline
                  ilgalloundefined Offline
                  ilgallo
                  Nichilisti
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                  #44

                  Roottobeetonale io sono uno di quei manager che vive nei meeting e che se, per sbaglio, lascia un buco in agenda arrivano multiple richieste di call “ti vedo libero, hai 5 minuti che ti aggiorno?”

                  Risultato: mi metto dei meeting ricorrenti per leggere le mail, mi metto dei meeting per lavorare, ho anche fissato dei meeting per la pausa pranzo.
                  È una tale rottura di coglioni che ho quasi perso interesse nel mio lavoro, probabilmente perché non riesco più a farlo.

                  L’altro giorno parlavo con un regista che fa video con l’Ai, mi diceva che per fargli fare certe scene devi caricare i materiali e lasciarlo a pensare “anche per due o tre giorni”. Gli ho detto che invidio la macchina che può permettersi di pensare per due giorni senza che gli rompano le balle.

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                  • Roottobeetonaleundefined Roottobeetonale

                    brancalione

                    I manager vivono di meetings.
                    Se hai bisogno di loro (nei rari casi), MAI mandare in email, MAI cercare di contattarli su Teams.
                    Mandagli un’invitation per un meeting e l’accetteranno, con tempi di reazione alla Bolt Rio 2016.

                    Mia moglie e’ diventata una di loro.
                    Quando ha bisogno di me mi chiede sempre come sono messo a meeting perche’ - me l’ha pure detto - “se non sei in un meeting allora vuol dire che non stai lavorando”.

                    Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.

                    rossomotoundefined Offline
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                    rossomoto
                    wrote last edited by
                    #45

                    Roottobeetonale said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:

                    Da quel giorno, mi piazzo blocker fittizzi su outlook evitate rotture di coglioni.

                    L’ho visto fare anche a dei miei colleghi.
                    Fortunatamente io non sono abbastanza importante da avere costantemente le palle trifolate dai meetings.

                    L'acceleratore è tuo amico: fràka, dio bono!

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                    • Cerchioundefined Online
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                      Cerchio
                      Dudi
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                      #46

                      https://www.linkiesta.it/2025/09/autismo-alibi-cafoni/
                      Interessante

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                      • teflonundefined Offline
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                        teflon
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                        #47

                        nella grandinata di video sull’overemployement che mi arriva quotidianamente su YT, in questo c’e’ il corretto modo di approcciare il collega di ufficio che sa davvero le cose

                        Sociopathic Guide to Who Matters at Work

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                        • Goldoundefined Goldo

                          la psichiatria è legata a doppio filo alla società e alla statistica, come la medicina.
                          la condizione di “malattia” è data dalla rappresentazione statistica dell’evento nella popolazione.
                          In Psichiatria hanno tolto il narcisismo quando questa situazione è diventata diffusa nella maggioranza della popolazione statistica, è passato da malattia a tratto della personalità.
                          Idem in medicina dove sia il livello di vitamina D che il testosterone è stato ridotto in quanto la popolazione generale si è “impoverita”.

                          Pertanto il discorso non è medico, quanto societario.
                          Una società di idioti produce idioti e definisce normali gli idioti.

                          D’altronde se possiedi solo un Martello, tutto diventa Chiodo.

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                          wrote last edited by
                          #48

                          Goldo said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:

                          la psichiatria è legata a doppio filo alla società e alla statistica, come la medicina.
                          la condizione di “malattia” è data dalla rappresentazione statistica dell’evento nella popolazione.
                          In Psichiatria hanno tolto il narcisismo quando questa situazione è diventata diffusa nella maggioranza della popolazione statistica, è passato da malattia a tratto della personalità.
                          Idem in medicina dove sia il livello di vitamina D che il testosterone è stato ridotto in quanto la popolazione generale si è “impoverita”.

                          Pertanto il discorso non è medico, quanto societario.
                          Una società di idioti produce idioti e definisce normali gli idioti.

                          D’altronde se possiedi solo un Martello, tutto diventa Chiodo.

                          Perfetto. Per la psicologia, invece, siamo tutti malati. Come coi dentisti.

                          Brutta di viso, sotto il paradiso.

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                          • Charlieundefined Charlie

                            rossomoto il mio vicino di casa bosniaco ha preso il monopattino elettrico al figlio di 7 anni. questo sfreccia per il quartiere. senza casco, of course.

                            FonzioPilatoundefined Offline
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                            wrote last edited by
                            #49

                            Charlie said in "Neurodivergenti" - o della malattia inventata.:

                            rossomoto il mio vicino di casa bosniaco ha preso il monopattino elettrico al figlio di 7 anni. questo sfreccia per il quartiere. senza casco, of course.

                            Questo è più sano (mentalmente) di qualsivoglia telefono/tablet. Dal punto di vista fisico. Buono se fa i 18 anni.

                            Brutta di viso, sotto il paradiso.

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                              wrote last edited by
                              #50

                              Imbattutomici, non potevo non postare. Per i pochi, forse, che coglieranno la citazione

                              1000032324.jpg

                              "Io rimango…a finire il mio caffè…a gustare il mio caffè"

                              1 Reply Last reply
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                                #51

                                Per un lungo periodo ho pensato di essere autistico o di essere nel disturbo dello spettro autistico. Naturalmente non ho fatto le cose per moda. Tutto quello che ho fatto è basato su test psicometrici validati tipo test del quoziente di Empatia, TAS-20 (grado di Alessitimia), AQ (Autismo/Asperger), RAADS-R (Autismo/Asperger), SRS-2 (Autismo), ASBQ (Autismo/Asperger), SRS-2 (Autismo). Se do ascolto ai test io sono nello spettro autistico in modo abbastanza marcato con punteggi consistentemente oltre la norma. Tuttavia, se si guarda alle caratteristiche dello spettro autistico, io non ho alcuna caratteristica di tipo stereotipico dello spettro, tranne l’iper-razionalità e stile cognitivo razionale e analitico (che ha in genere chiunque lavori con dati e numeri). Mi sono confrontato con degli psicologi ed è saltato fuori che i miei problemi sono altri.
                                Poi provai a frequentare gruppi di asperger, ed erano in genere gruppi di persone che cercavano di farsi diagnosticare per prendere la pensione di invalidità, uno squallore unico.
                                C’è un fenomeno crescente che potremmo chiamare “pseudo neurodiversità” o “autismo da moda”, soprattutto online o in certi contesti sociali. Alcune persone oggi si identificano come autistiche o “neurodiverse” senza avere un vero disturbo dello spettro, spesso per ragioni emotive, sociali o persino pratiche (ad esempio giustificare certe difficoltà o ottenere benefici). Oppure perché il loro massimo grado di socialità è quella di interagire con un terminale.
                                Questo però non invalida le persone veramente neurodiverse, che sono una quota molto molto scarsa della popolazione, ma cambia il contesto: in certi ambienti, soprattutto nei gruppi online o in alcune comunità, si tende a enfatizzare tratti stereotipici, cercare conferme reciproche o attribuire qualsiasi difficoltà sociale o emotiva all’autismo.
                                Molti professionisti della salute mentale si trovano in difficoltà di fronte a problemi complessi o “non categorizzabili” e, invece di scavare più a fondo, tendono a dare una spiegazione semplice, moderna e di moda: “è neurodiversità”.
                                Alcuni professionisti, soprattutto in contesti dove la pressione è alta e il tempo limitato, possono usare categorie come “disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento” o “neurodiversità” come una specie di catch-all. È un modo per dire “non sappiamo esattamente come inquadrare questa persona, ma qualcosa di biologico o neurologico ci serve come etichetta”.
                                In pratica, dare la colpa a presunte differenze neurobiologiche è un modo per evitare di affrontare problemi più complessi, come: ansia sociale, depressione, stress cronico, stili di pensiero estremamente analitici o rigidità cognitiva che non rientrano in diagnosi canoniche. È come usare “neurodiversità” come jack-of-all-trades dei problemi irrisolti: copre tutto senza dover davvero risolvere niente.
                                Tuttavia nelle nuove generazioni ci sono numerosi problemi. Prima di etichettarmi con colui che parla male dei figli unici sappiate che sono figlio unico, figlio di un figlio unico e buona parte dei miei amici sono figli unici anch’essi.
                                Molti dei tratti oggi etichettati come autismo o neurodiversità possono derivare da dinamiche familiari e sociali specifiche, in particolar modo se si è figli unici.
                                A partire dai primi anni '80, in Italia si è registrata una crescente prevalenza di famiglie con un solo figlio, trasformando il figlio unico nella norma piuttosto che nell’eccezione, come avveniva in passato. Questo cambiamento demografico è strettamente legato al ritardo della maternità, con un’età media al primo parto salita a 32,4 anni nel 2022 e un numero crescente di donne che partoriscono dopo i 35 anni. Tale tendenza, motivata da fattori socioeconomici come la partecipazione femminile al mercato del lavoro e la ricerca di stabilità economica, ha implicazioni significative sia a livello educativo che di salute per i figli, generando distorsioni nelle aspettative genitoriali e aumentando i rischi per il nascituro.
                                Il figlio unico, specialmente se nato da madri in età avanzata (>35 anni), è spesso percepito come il “bambino giocattolo” della madre, cresciuto, soprattutto se maschio, come l’incarnazione di un ideale maschile che la madre avrebbe desiderato per sé. Questo fenomeno è aggravato dalle dinamiche genitoriali: le relazioni genitore-figlio giocano un ruolo chiave nello sviluppo di ansia sociale e attaccamento insicuro nei figli unici, a causa dell’intensa attenzione e delle aspettative elevate che spesso li accompagnano.
                                I figli unici sono soggetti ad aspettative genitoriali significativamente maggiori rispetto ai primogeniti o ai figli di famiglie con più figli. Queste pressioni risultano ancora più intense quando i figli nascono da madri in tarda fertilità, portando a un carico emotivo che può tradursi in ansia o bassa autostima. La socializzazione dei figli unici differisce da quella di chi ha fratelli, spesso descritta in letteratura come una forma di “deprivazione sociale”. I primi meccanismi di socializzazione avvengono in famiglia, ma in assenza di fratelli, i figli unici si affidano a contesti extrafamiliari, come scuola o vicinato. Tuttavia, i figli unici delle nuove generazioni, a differenza di quelli delle generazioni precedenti che giocavano all’aperto, trascorrono più tempo in attività solitarie con dispositivi elettronici, riducendo le opportunità di interazione diretta.
                                L’iperprotezione genitoriale, che il testo descrive come un’educazione “in un barattolo”, è un ulteriore fattore critico. L’iperprotezione limita l’esposizione dei figli unici a frustrazioni sociali, riducendo la loro resilienza emotiva.
                                Essere figli unici rende le dinamiche familiari più complesse, con un rischio maggiore di pressioni ingiustificate o conflitti emotivi, poiché le ansie e le aspettative genitoriali si concentrano su un unico figlio. Il concetto di “sindrome del figlio unico”, pur non formalmente riconosciuto in letteratura, riflette la vulnerabilità dei figli unici a diventare il fulcro di dinamiche familiari disfunzionali.

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